Fra poche ore, mentre voi leggerete questo blog forse sarò a Kopenhagen. Dico forse perchè primo sono superstizioso e secondo c'è uno sciopero dei trasporti di quelli che non si vedevano dal biennio rosso. Ma fortunatamente la compagnia e danese, ed i danesi non scioperano. Che popolo! E che città! L'ultima volta che ho visto CPH è stato l'ultimo giorno d'erasmus. E chi ha fatto l'erasmus sa che l'ultimo giorno è un momento epico. E' una pagina della tua vita che si chiude. Sei soddisfatto perchè l'hai vissuto alla grande, sapendo che è un'esperienza unica. Ed il tempo non torna. Sarebbe inutile cercare di vivere due volte un erasmus. La forza-bellezza di questa esperienza è scoprire di riuscirsela a cavare nonostante la lingua, nonostante la solitudine, nonostante tutto. E' una prova individuale: provi a te stesso che ce l'hai fatta.
Nel vangelo c'è scritto: "là dove sarà il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore". Già un pezzo del mio cuore era a Copenhagen, adesso che c'è lì anche il mio tesoro, non mi resta che mettere insieme tutti i pezzi.
venerdì 30 novembre 2007
mercoledì 28 novembre 2007
Il contenitore ed il contenuto
Oggi sono entrato nel Palazzo. Quello con la P maiuscola: "Il" Palazzo. Metal Detector all'ingresso, valletti dietro un vetro blindato e una persona che mi accompagna fino all'ufficio giusto. Prima di arrivare percorriamo chilometrici corridoi, saliamo un piano con un ascensore, scendiamo tre scalini e ne risaliamo cinque: sembra l'abbia fatto apposta per farmi confondere! Infine arriviamo in questo ufficio proprio in fondo. L'interno ha i classici mobili massicci e la poltrone in pelle con uno schienale alto: i simboli del potere passano anche attraverso l'arredamento. La stanza è chiusa e isolata. Non è ben illuminata. Siamo ad un piano piuttosto alto, eppure c'è una luminosità cupa. Non capisco tutta sta sicurezza per entrarci: e che devo fare? Ve li devo mangiare sti parlamentari?
Dietro tutto questo sembra esserci una mano ben precisa. Un ufficio così sembra fatto apposta per fare affari loschi. Impenetrabile ed oscuro, da dovunque lo si guardi non si vede niente. E tutte le misure di difesa mi sembrano più rivolte a chi sta dentro che a chi sta fuori. Uscire fuori è difficilissimo: per vedere il sole bisogna fare chilometri di corridoi, scale ascensori metal detector e porte blindate. Una vera e propria prigione, dorata forse, con valletti e quadri d'epoca, ma comunque una prigione. Bisogna stare bene attenti a tenere la classe politica lontano dalla gente, sembra essere il senso di quel palazzo, e lasciarli fare nell'oscurità, lontano da occhi indiscreti. Mi viene da pensare che nei Paesi Scandinavi i parlamentari li puoi incontrare al supermercato.
Voglio giocare a fare l'architetto: Ho pensato a come avrei disegnato io gli uffici dei parlamentari: Volete sapere come: un luminoso Open Space. Ci pensate? che meraviglia. Tutti che controllano tutti. La trasparenza fisica tra gli uffici significa trasparenza amministrativa. Con ampie superfici in vetro così che sia tutto alla luce. Con tanti ingressi e gli uffici disposti verso l'esterno. La forma potrebbe influenzare il contenuto, gli spazi possono cambiare le strutture?
Torno realista: la forma non è mai casuale. Il contenitore prende la forma del contenuto. Non è per caso che quel palazzo sia così inaccessibile, che i mobili siano così pomposi e gli uffici così isolati. Ma mi rimane un dubbio? E' possibile che il legame inverso sia possibile? Cioè, possiamo cambiare il mondo cambiando la sua forma? L'architettura (ma anche il design, o la pianificazione) ha un valore sociale? Può essere portatrice di cambiamento o ha solo l'illusione di esserlo, essendo essa stessa un turacciolo che si muove come si muovono le onde?
Dietro tutto questo sembra esserci una mano ben precisa. Un ufficio così sembra fatto apposta per fare affari loschi. Impenetrabile ed oscuro, da dovunque lo si guardi non si vede niente. E tutte le misure di difesa mi sembrano più rivolte a chi sta dentro che a chi sta fuori. Uscire fuori è difficilissimo: per vedere il sole bisogna fare chilometri di corridoi, scale ascensori metal detector e porte blindate. Una vera e propria prigione, dorata forse, con valletti e quadri d'epoca, ma comunque una prigione. Bisogna stare bene attenti a tenere la classe politica lontano dalla gente, sembra essere il senso di quel palazzo, e lasciarli fare nell'oscurità, lontano da occhi indiscreti. Mi viene da pensare che nei Paesi Scandinavi i parlamentari li puoi incontrare al supermercato.
Voglio giocare a fare l'architetto: Ho pensato a come avrei disegnato io gli uffici dei parlamentari: Volete sapere come: un luminoso Open Space. Ci pensate? che meraviglia. Tutti che controllano tutti. La trasparenza fisica tra gli uffici significa trasparenza amministrativa. Con ampie superfici in vetro così che sia tutto alla luce. Con tanti ingressi e gli uffici disposti verso l'esterno. La forma potrebbe influenzare il contenuto, gli spazi possono cambiare le strutture?
Torno realista: la forma non è mai casuale. Il contenitore prende la forma del contenuto. Non è per caso che quel palazzo sia così inaccessibile, che i mobili siano così pomposi e gli uffici così isolati. Ma mi rimane un dubbio? E' possibile che il legame inverso sia possibile? Cioè, possiamo cambiare il mondo cambiando la sua forma? L'architettura (ma anche il design, o la pianificazione) ha un valore sociale? Può essere portatrice di cambiamento o ha solo l'illusione di esserlo, essendo essa stessa un turacciolo che si muove come si muovono le onde?
martedì 27 novembre 2007
Il momento è magico. E durerà fino al 2020
L'avevo scritto giusto ieri sera, ed oggi ne ho avuto la conferma. Voglio condividere con voi i vantaggi di lavorare nell'unità dell'Enel che si chiama Relazioni Esterne, ma detto tra noi, in termini spiccioli, si occupa di lobbying. L'Unione Europea ha intenzione di adottare una direttiva che VINCOLA i Paesi membri al raggiungimento degli obiettivi del programma 20-20-20 (vedi precedente post). Devo ancora capire cosa significa "vincolare", perchè è da questo che dipenderà se il piano sarà attuato realmente o rimarrà una "dichiarazione d'intenzioni".
Oggi ho partecipato ad una conferenza preparatoria di un'incontro previsto per il 10 dicembre col ministro Bersani: in pratica il think tank dell'Enel si è riunito per avere una posizione forte ed unitaria in prospettiva dell'evento, e di tutto quello che succederà dopo. La frase conclusiva è stata "il momento è magico!", che non lascia dubbi sulle mille opportunità che si aprono in questo campo. L'Europa ha preso una decisione coraggiosa: fare dell'ambiente una priorità, e l'ha fatto unilateralmente, senza aspettare Bush o la Cina. Le imprese ed il sistema Italia adesso devono cogliere la sfida: rendere l'ambiente non più un vincolo ma una leva per creare vantaggio competitivo rispetto alle altre imprese e Paesi. Non so se capite il peso di un tale programma: vuol dire riorientare il mix energetico, ridurre la dipendenza dal petrolio, creare nuove opportunità: adesso comincia la partita per vedere chi saprà coglierle.
Mentre quelli parlavano la testa mi frullava piena di pensieri: 20% di rinnovabili è davvero un sacco. Per noi ingegneri ambientali si creano delle opportunità non da poco, forse mai viste prima per la nostraprofessione.
E' davvero triste che lo sbocco classico di un'ingegnere ambientale sia stata fino ad ora, l'industria del petrolio. Studiare per cinque anni di gestione dell'acqua e finire a fare le trivellazioni in Kenia per una delle tante compagnie petrolifere, che sia Eni o Shell. Che vi piaccia o meno, il mercato del lavoro è guidato dal capitale, ed il petrolio muove un sacco di capitale. Ma la novità è che adesso anche le rinnovabili muovono capitali. Se non lo sapevate ve lo annuncio in diretta, ma tenete il segreto!
Voglio raccontarvi di una mia esperienza. Alla Bocconi mi "obbligarono" a fare il colloquio per Eni e Shell. Io andai, ringraziai dell'opportunità ma dissi con garbo che non ero interessato. Pensavo di riuscire a "spendere" tutto quello che ero e che avevo fatto fino a quel momento, che si era lentamente stratificato nel mio curriculum, per avere il "privilegio" di rifiutare un lavoro
oltre il mio personale (e sottolineo personale) limite d'accettabilità. (Vi ricordo che fino a poco fa andavo in giro con la bicicletta targata "No Oil"!) Devo confessare che, nei momenti in cui ho avuto più difficoltà a trovare lavoro, più volte mi è venuto il dubbio se avessi fatto bene a sciupare così un'occasione. Ma poi mi convincevo che sì, in fondo va bene così, troverò. Adesso, che si apre questa prospettiva posso guardare indietro e pensare con convinzione che sicuramente ho fatto "la cosa giusta".
Oggi ho partecipato ad una conferenza preparatoria di un'incontro previsto per il 10 dicembre col ministro Bersani: in pratica il think tank dell'Enel si è riunito per avere una posizione forte ed unitaria in prospettiva dell'evento, e di tutto quello che succederà dopo. La frase conclusiva è stata "il momento è magico!", che non lascia dubbi sulle mille opportunità che si aprono in questo campo. L'Europa ha preso una decisione coraggiosa: fare dell'ambiente una priorità, e l'ha fatto unilateralmente, senza aspettare Bush o la Cina. Le imprese ed il sistema Italia adesso devono cogliere la sfida: rendere l'ambiente non più un vincolo ma una leva per creare vantaggio competitivo rispetto alle altre imprese e Paesi. Non so se capite il peso di un tale programma: vuol dire riorientare il mix energetico, ridurre la dipendenza dal petrolio, creare nuove opportunità: adesso comincia la partita per vedere chi saprà coglierle.
Mentre quelli parlavano la testa mi frullava piena di pensieri: 20% di rinnovabili è davvero un sacco. Per noi ingegneri ambientali si creano delle opportunità non da poco, forse mai viste prima per la nostraprofessione.
E' davvero triste che lo sbocco classico di un'ingegnere ambientale sia stata fino ad ora, l'industria del petrolio. Studiare per cinque anni di gestione dell'acqua e finire a fare le trivellazioni in Kenia per una delle tante compagnie petrolifere, che sia Eni o Shell. Che vi piaccia o meno, il mercato del lavoro è guidato dal capitale, ed il petrolio muove un sacco di capitale. Ma la novità è che adesso anche le rinnovabili muovono capitali. Se non lo sapevate ve lo annuncio in diretta, ma tenete il segreto!
Voglio raccontarvi di una mia esperienza. Alla Bocconi mi "obbligarono" a fare il colloquio per Eni e Shell. Io andai, ringraziai dell'opportunità ma dissi con garbo che non ero interessato. Pensavo di riuscire a "spendere" tutto quello che ero e che avevo fatto fino a quel momento, che si era lentamente stratificato nel mio curriculum, per avere il "privilegio" di rifiutare un lavoro
oltre il mio personale (e sottolineo personale) limite d'accettabilità. (Vi ricordo che fino a poco fa andavo in giro con la bicicletta targata "No Oil"!) Devo confessare che, nei momenti in cui ho avuto più difficoltà a trovare lavoro, più volte mi è venuto il dubbio se avessi fatto bene a sciupare così un'occasione. Ma poi mi convincevo che sì, in fondo va bene così, troverò. Adesso, che si apre questa prospettiva posso guardare indietro e pensare con convinzione che sicuramente ho fatto "la cosa giusta".
lunedì 26 novembre 2007
Il futuro dell'eolico
Chi segue i movimenti di luciofaso sa che sta lavorando all'Enel. Chi segue gli eventi del mondo sa che l'energia è una delle risorse strategiche della nostra economia, da quando il prezzo del petrolio è così alto anche un'importante fattore di competitività. L'Enel sta puntando sul carbone. E' una scelta strategica. Speriamo che Conti abbia fatto bene i conti: il carbone costa meno, ma quanto Kyoto entrerà a regime inquinare costerà, e allora sarà importante avere fatto bene i calcoletti.
Nel frattempo che Carlo Rubia scopra come far cacare fuori dal sole abbastanza energia per muovere tutto il Paese, l'Italia e gli altri paesi europei si lanciano nel programma 20-20-20, vale a dire venti per cento di rinnovabili sul totale della produzione elettrica, venti percento di aumento dell'efficienza e conseguente riduzione dei consumi rispetto alle previsioni, il tutto entro il 2020. Ambizioso? Ambiziosissimo, a mio parere. Soprattutto sul punto rinnovabili, cioè idroelettrico, solare ed eolico. L'idroelettrico è già al max di produzione, non è pensabile costruire altre dighe, il solare è estremamente costoso (e per ora estremamente marginale), vedo qualche margine di incremento nell'eolico. Ma anche questa fonte ha i suoi problemi.
Una dei principali limiti allo sviluppo dell'eolico è l'ottenimento delle autorizzazioni necessarie. Ciò è dovuto in parte alla macchinosità della burocrazia di alcune regioni (in particolare Calabria) ed in parte alle opposizioni locali. Spesso le "wind farm" sono fortemente osteggiate dalle comunità locali. Un importante parco eolico off shore da costruire al largo del Molise è stato osteggiato e poi bloccato dal ministro per le infrastrutture Antonio Di Pietro, sviluppista a casa d'altri, radicale oppositore a casa sua. C'è da dire che a volte le zone adatte alla costruzione di impianti eolici coincidono con aree ad elevato pregio paesaggistico. In ogni caso il tema dei conflitti locali alle grandi opere (anche una serie di turbine possono esserlo) è uno degli argomenti di mio principale interesse, nonchè del mio attuale lavoro. Apre tutto un campo di riflessioni socio-politico-economiche interessantissimo.
Cliccando sulla scritta potete trovare le linee guida del governo per la progettazione e la valutazione paesaggistica degli impianti eolici. Gli architetti-planner-ingegneri (specie se ambientali) che seguono il mio blog possono cominciare a dargli un'occhiata. Ammetto di non averlo ancora letto. Prometto di farlo per il prossimo post. Possiamo aprire una discussione che spero si riveli interessante.
Stay with us...
ps
Mi scuso per la mancanza di citazioni alle fonti di quanto ho scritto. Se Noam Chomsky leggesse il mio blog rimarrebbe fortemente deluso da me. Per questa volta dovrete fidarvi di quanto vi ho detto, per le prossime volte cercherò di argomentare le mie affermazioni.
Nel frattempo che Carlo Rubia scopra come far cacare fuori dal sole abbastanza energia per muovere tutto il Paese, l'Italia e gli altri paesi europei si lanciano nel programma 20-20-20, vale a dire venti per cento di rinnovabili sul totale della produzione elettrica, venti percento di aumento dell'efficienza e conseguente riduzione dei consumi rispetto alle previsioni, il tutto entro il 2020. Ambizioso? Ambiziosissimo, a mio parere. Soprattutto sul punto rinnovabili, cioè idroelettrico, solare ed eolico. L'idroelettrico è già al max di produzione, non è pensabile costruire altre dighe, il solare è estremamente costoso (e per ora estremamente marginale), vedo qualche margine di incremento nell'eolico. Ma anche questa fonte ha i suoi problemi.
Una dei principali limiti allo sviluppo dell'eolico è l'ottenimento delle autorizzazioni necessarie. Ciò è dovuto in parte alla macchinosità della burocrazia di alcune regioni (in particolare Calabria) ed in parte alle opposizioni locali. Spesso le "wind farm" sono fortemente osteggiate dalle comunità locali. Un importante parco eolico off shore da costruire al largo del Molise è stato osteggiato e poi bloccato dal ministro per le infrastrutture Antonio Di Pietro, sviluppista a casa d'altri, radicale oppositore a casa sua. C'è da dire che a volte le zone adatte alla costruzione di impianti eolici coincidono con aree ad elevato pregio paesaggistico. In ogni caso il tema dei conflitti locali alle grandi opere (anche una serie di turbine possono esserlo) è uno degli argomenti di mio principale interesse, nonchè del mio attuale lavoro. Apre tutto un campo di riflessioni socio-politico-economiche interessantissimo.
Cliccando sulla scritta potete trovare le linee guida del governo per la progettazione e la valutazione paesaggistica degli impianti eolici. Gli architetti-planner-ingegneri (specie se ambientali) che seguono il mio blog possono cominciare a dargli un'occhiata. Ammetto di non averlo ancora letto. Prometto di farlo per il prossimo post. Possiamo aprire una discussione che spero si riveli interessante.
Stay with us...
ps
Mi scuso per la mancanza di citazioni alle fonti di quanto ho scritto. Se Noam Chomsky leggesse il mio blog rimarrebbe fortemente deluso da me. Per questa volta dovrete fidarvi di quanto vi ho detto, per le prossime volte cercherò di argomentare le mie affermazioni.
domenica 25 novembre 2007
Ancora manifestazioni
Sarà che a Roma c'è una manifestazione al giorno, Sarà perchè mi metto a scrivere sul blog la domenica sera, sarà che il weekend non ho ancora nulla di impegnativo da fare, ma l'argomento di questo post sono ancora le manifestazioni. Sta diventando il mio hobby preferito. Invece di andare a passeggiare in via del corso io il fine settimana partecipo alle manifestazioni. E' encomiabile, ma non lo faccio per attivismo, quanto più per sport. Poi la sera torno a casa e mi metto a scrivere sul blog. Dopo la manifestazione di AN per la sicurezza e contro le tasse, quella della sinistra radicale contro il precariato, quella dei Verdi contro il nucleare, stavolta mi è toccato partecipare alla manifestazione autorganizzata contro la violenza sulle donne.
Perchè un uomo sente forte il bisogno di manifestare contro la violenza sulle donne? Perchè è una barbarie, in qualsiasi forma, perchè un mondo senza violenze sulle donne è un mondo più civile, perchè non riesco a scindere i diritti delle donne dai miei. Quando penso alle violenze sulle donne non penso tanto a quella violenta dello sconosciuto che ti prende allo sprovvisto nella strada senza luci. Credo che questa forma di violenza sulle donne sia solo quella più palese e pubblicizzata. Io penso in realtà alle mille violenze che non solo non vengono denunciate, ma non vengono neanche percepite come tali, perchè la cultura quasi le accetta. Per arrivare infine all'apice della barbarie nelle pratiche dell'infibulazione e della lapidazione per adulterio. Mamma mia! Quando ci penso mi viene il freddo a pensare a quanto dolore siano costrette a subire per il fatto di essere donne.
Credo che l'emancipazione reale delle donne, oltre che dalla politica, passi necessariamente dall'economia. L'indipendenza economica determina indipendenza sostanziale. Molto spesso le donne non denunciano i propri mariti violenti perchè da loro dipendenti in termini economici.
E allora forza donne, diamoci da fare!
Perchè un uomo sente forte il bisogno di manifestare contro la violenza sulle donne? Perchè è una barbarie, in qualsiasi forma, perchè un mondo senza violenze sulle donne è un mondo più civile, perchè non riesco a scindere i diritti delle donne dai miei. Quando penso alle violenze sulle donne non penso tanto a quella violenta dello sconosciuto che ti prende allo sprovvisto nella strada senza luci. Credo che questa forma di violenza sulle donne sia solo quella più palese e pubblicizzata. Io penso in realtà alle mille violenze che non solo non vengono denunciate, ma non vengono neanche percepite come tali, perchè la cultura quasi le accetta. Per arrivare infine all'apice della barbarie nelle pratiche dell'infibulazione e della lapidazione per adulterio. Mamma mia! Quando ci penso mi viene il freddo a pensare a quanto dolore siano costrette a subire per il fatto di essere donne.
Credo che l'emancipazione reale delle donne, oltre che dalla politica, passi necessariamente dall'economia. L'indipendenza economica determina indipendenza sostanziale. Molto spesso le donne non denunciano i propri mariti violenti perchè da loro dipendenti in termini economici.
E allora forza donne, diamoci da fare!
giovedì 25 ottobre 2007
Di Pietro visto di profilo
Chi è Antonio Di Pietro? Nell'iconografia classica il paladino della legalità e della giustizia. Una persona pulita, per bene, si direbbe. Di sicuro non si lascia affiancare da persone "chiacchierate", discutibili. Ah! No di certo! Non come il suo rivale numero uno, Clementone Mastella, emblema del clientelismo all'italiana e di quella concezione della politica come mera gestione del potere. A vederli, quei due, sembrano due personaggi piatti e stereotipati, facili da inquadrare: Di Pietro il buono e Mastella il cattivo. Facile no? Uno è il bersaglio primo di chi lamenta la crisi della politica (Non solo Grillo), l'altro è invece il menopeggiore, quello che forse, tappandosi il naso, lo si potrebbe anche votare perchè bla bla bla.
Guardando Di Pietro in faccia si vede che la sua è una battaglia giusta. Un partito di Valori, nè di destra nè di sinistra, contro la politica del malaffare e dell'intreccio, ma per la legalità. Daltronde ce lo ricordiamo tutti da dove viene. Per tutta l'italia per bene Di Pietro era l'eroe contadino che armato di fionda lottava i Golia della politica, smascherando un sistema generalizzato di corruzione.
Ma allora perchè oggi, in parlamento, Di Pietro ed il suo partito hanno votato, insieme all'opposizione e contro la maggioranza, mandandola sotto, contro la dismissione definitiva della Società Ponte sullo Stretto spa?
Breve digressione: la Società Ponte sullo Stretto da diversi anni si occupa di progettare la faraonica opera che avrebbe dovuto collegare Calabria e Sicilia. Questa società esiste da molti anni, un baraccone che spreca risorse lavorando al rilento per un'opera dalla riprovata inutilità. Tanto per capirci: l'ex Amministratore Delegato della società, tale Calarco, di fronte alla questione mafia-ponte ha risposto: "se la mafia è in grado di costruire il ponte, ben venga la mafia (sic!)" Il governo Prodi, contrario al ponte, ha provato a smantellare questa società e utilizzare le risorse ad essa destinate per altre opere pubbliche, in particolare la statale 106 e l'autostrada Salerno Reggio Calabria. Due vie di collegamento prioritariamente necessarie.
Dico "ha provato" perchè l'Italia dei Valori, con l'eccezione di Franca Rame, ha votato insieme alla minoranza e contro gli alleati di governo la mozione per smantellare questa società. Ma Perchè?
La verità è che se in faccia Di Pietro sembra un santo (un po' confusionario e senza la completa padronanza dei congiuntivi, ma sempre un santo), vi dico che è necessario guardarlo da altri punti di vista, e vi assicuro che di profilo si può intravedere (anche in lui) un po' di pancia che sporge.
Provo a dare una spiegazione della vicenda di oggi. Anticipo che è una mia analisi personale senza troppi dati di fatto su cui basarsi, ma si sa, a pensare male si indovina...
Bisogna sapere che tra le poltrone del partito di Antonino D. P. siede un bell'ometto intrallazzino che risponde al nome di Aurelio Misiti. Ingegnere civile, mani in pasta in tante cose, qualcun l'ha definito "l'uomo del ponte" (e già qui qualcosa si comincia a collegare), è stato infatti uno dei principali promotori a livello politico del cosiddetto "collegamento stabile fra Calabria e Sicilia". Quando le forze politiche contrarie al ponte si sono organizzate ed hanno avuto la meglio, l'aria è cambiata ed il nostro furbetto nel tempo di una traghettata ha rinnegato la sua "creatura" per schierarsi con loro.
Tutti contrari, dunque!? E allora dismettiamo sta società e usiamo tutti sti soldini per altre cose. Eh, no, cari miei! Ma volete che dopo tanto lavorìo per mettere su sto ambaradam, mi sono fatto un mazzo, ho messo i miei uomini al punto giusto di questa benedetta Società Ponte, e voi vorreste in due mosse distruggermela? Ma io ci sono affezionato!
E così Misiti, il piccolo ometto, conterà magari poco, ma su questo argomento, che per lui è tutto, riesce a condizionare la linea del suo partito, e piuttosto manda sotto la maggioranza. Toglietemi tutto, ma non la mia Società Ponte sullo Stretto!
Cosa ci faceva quest'omino viscido nel partito del paladino dei giusti, francamente, non l'ho mai capito.
Per la cronaca (e per onor del vero): a questa vergogna si è sottratta Franca Rame, che è uscita da un partito che parla di valori ma lega coi mafiosi.
Guardando Di Pietro in faccia si vede che la sua è una battaglia giusta. Un partito di Valori, nè di destra nè di sinistra, contro la politica del malaffare e dell'intreccio, ma per la legalità. Daltronde ce lo ricordiamo tutti da dove viene. Per tutta l'italia per bene Di Pietro era l'eroe contadino che armato di fionda lottava i Golia della politica, smascherando un sistema generalizzato di corruzione.
Ma allora perchè oggi, in parlamento, Di Pietro ed il suo partito hanno votato, insieme all'opposizione e contro la maggioranza, mandandola sotto, contro la dismissione definitiva della Società Ponte sullo Stretto spa?
Breve digressione: la Società Ponte sullo Stretto da diversi anni si occupa di progettare la faraonica opera che avrebbe dovuto collegare Calabria e Sicilia. Questa società esiste da molti anni, un baraccone che spreca risorse lavorando al rilento per un'opera dalla riprovata inutilità. Tanto per capirci: l'ex Amministratore Delegato della società, tale Calarco, di fronte alla questione mafia-ponte ha risposto: "se la mafia è in grado di costruire il ponte, ben venga la mafia (sic!)" Il governo Prodi, contrario al ponte, ha provato a smantellare questa società e utilizzare le risorse ad essa destinate per altre opere pubbliche, in particolare la statale 106 e l'autostrada Salerno Reggio Calabria. Due vie di collegamento prioritariamente necessarie.
Dico "ha provato" perchè l'Italia dei Valori, con l'eccezione di Franca Rame, ha votato insieme alla minoranza e contro gli alleati di governo la mozione per smantellare questa società. Ma Perchè?
La verità è che se in faccia Di Pietro sembra un santo (un po' confusionario e senza la completa padronanza dei congiuntivi, ma sempre un santo), vi dico che è necessario guardarlo da altri punti di vista, e vi assicuro che di profilo si può intravedere (anche in lui) un po' di pancia che sporge.
Provo a dare una spiegazione della vicenda di oggi. Anticipo che è una mia analisi personale senza troppi dati di fatto su cui basarsi, ma si sa, a pensare male si indovina...
Bisogna sapere che tra le poltrone del partito di Antonino D. P. siede un bell'ometto intrallazzino che risponde al nome di Aurelio Misiti. Ingegnere civile, mani in pasta in tante cose, qualcun l'ha definito "l'uomo del ponte" (e già qui qualcosa si comincia a collegare), è stato infatti uno dei principali promotori a livello politico del cosiddetto "collegamento stabile fra Calabria e Sicilia". Quando le forze politiche contrarie al ponte si sono organizzate ed hanno avuto la meglio, l'aria è cambiata ed il nostro furbetto nel tempo di una traghettata ha rinnegato la sua "creatura" per schierarsi con loro.
Tutti contrari, dunque!? E allora dismettiamo sta società e usiamo tutti sti soldini per altre cose. Eh, no, cari miei! Ma volete che dopo tanto lavorìo per mettere su sto ambaradam, mi sono fatto un mazzo, ho messo i miei uomini al punto giusto di questa benedetta Società Ponte, e voi vorreste in due mosse distruggermela? Ma io ci sono affezionato!
E così Misiti, il piccolo ometto, conterà magari poco, ma su questo argomento, che per lui è tutto, riesce a condizionare la linea del suo partito, e piuttosto manda sotto la maggioranza. Toglietemi tutto, ma non la mia Società Ponte sullo Stretto!
Cosa ci faceva quest'omino viscido nel partito del paladino dei giusti, francamente, non l'ho mai capito.
Per la cronaca (e per onor del vero): a questa vergogna si è sottratta Franca Rame, che è uscita da un partito che parla di valori ma lega coi mafiosi.
sabato 20 ottobre 2007
Roma e le manifestazioni: un'abitudine ricorrente
(scritta il 20 Ottobre e per errore non uploadata)
Altra giornata, altro giro per Roma, altra manifestazione.
Come son diverse le manifestazioni di sinistra da quelle di destra! Finalmente una vera manifestazione, di quelle con la musica, i camion, il sound system, le pizziche, il vino, le facce solari, gli alternativi, i punk-a-bestia, le bandiere giuste, etc etc...
Vivere a Roma ti da quella sensazione di essere al "centro". Qui si decidono le sorti dell'italia e lo si percepisce dai mille manifesti politici che ci sono sempre, dai grandi palazzi, dalle mille manifestazioni. Poi per la prima volta provo l'esperienza di andare ad una manifestazione e tornare a casa... a piedi! San Giovanni, la piazza storica delle manifestazioni della sinistra, è a meno di un chilometro da casa mia.
Questa volta non si manifestava per avere meno tasse e più sicurezza (brr!) con il celato proposito di far cadere il governo Prodi, ma per il precariato (questo sì che è un problema, cacchio!) con il celato proposito di creare una nuova aggregazione unitaria a sinistra del Partito Democratico.
La "cosa rossa" fa le sue prove di piazza. Per adesso sembra che il risultato sia più che soddisfacente. Devo dire che, anche se un milione è pur sempre la stima degli organizzatori, è pur vero che di gente ce n'era davvero tanta. Dopo due ore ancora la gente continuava a confluire! Bellissimo.
Che effetto avrà questa manifestazione sull'equilibrio del governo? Io non credo che cadrà per la manif di oggi. Non ci resta che aspettare e ben sperare. I commenti al post per provare a dare una risposta a questa domanda sono ben accetti...
Altra giornata, altro giro per Roma, altra manifestazione.
Come son diverse le manifestazioni di sinistra da quelle di destra! Finalmente una vera manifestazione, di quelle con la musica, i camion, il sound system, le pizziche, il vino, le facce solari, gli alternativi, i punk-a-bestia, le bandiere giuste, etc etc...
Vivere a Roma ti da quella sensazione di essere al "centro". Qui si decidono le sorti dell'italia e lo si percepisce dai mille manifesti politici che ci sono sempre, dai grandi palazzi, dalle mille manifestazioni. Poi per la prima volta provo l'esperienza di andare ad una manifestazione e tornare a casa... a piedi! San Giovanni, la piazza storica delle manifestazioni della sinistra, è a meno di un chilometro da casa mia.
Questa volta non si manifestava per avere meno tasse e più sicurezza (brr!) con il celato proposito di far cadere il governo Prodi, ma per il precariato (questo sì che è un problema, cacchio!) con il celato proposito di creare una nuova aggregazione unitaria a sinistra del Partito Democratico.
La "cosa rossa" fa le sue prove di piazza. Per adesso sembra che il risultato sia più che soddisfacente. Devo dire che, anche se un milione è pur sempre la stima degli organizzatori, è pur vero che di gente ce n'era davvero tanta. Dopo due ore ancora la gente continuava a confluire! Bellissimo.
Che effetto avrà questa manifestazione sull'equilibrio del governo? Io non credo che cadrà per la manif di oggi. Non ci resta che aspettare e ben sperare. I commenti al post per provare a dare una risposta a questa domanda sono ben accetti...
sabato 13 ottobre 2007
Una giornata a Roma (quasi come quella di tanti anni fà)
Riaggiorno il mio blog dopo una lunga, lunghissima assenza. Chiedo scusa a chi periodicamente ha controllato se avessi scritto qualcosa, trovandolo invece sempre uguale. Facciamo che non sia successo niente e ricominciamo a scrivere come se lo avessi sempre fatto, quotidianamente.
Oggi ero a Roma. Premessa: è dal 17 settembre che lavoro a Roma, ma tra il lavoro ed i weekend fuori questo è stato il primo giorno in cui ho potuto passeggiare per la città.
Abito vicino San Giovanni in Laterano, la piazza storica delle manifestazioni della sinistra a Roma, nonchè dell'appuntamento fisso del 1 maggio (a cui non sono mai andato!). Meta obbligata, quindi. Appena arrivato il ricordo vola all'ultima volta che sono stato qui: era il 2003, alla manifestazione della Pace. Partito da Villa con alcuni amici per camminare insieme a 3 milioni di persone fino a questa piazza, suonando per tutto il tragitto pizziche e tarantelle, duettando con tutti i "colleghi" suonatori che incontravamo nella strada, e poi finale quasi commovente con Haidi Giuliani che legge il messaggio del subcomandante Marcos. Quanto tempo è passato! Allora avevo 21 anni, nel pieno della "meglio gioventù". Adesso sono, per molti aspetti, quasi un'altra persona.
La piazza, i suoni ed i colori di questo popolo in festa erano una giostra meravigliosa a guardarsi.
Gli occhi dei ragazzi presenti, a vederli, erano un universo di speranze. Nel cuore il sogno di un altro mondo: possibile, anzi, necessario.
Oggi, a distanza di diversi anni ma di poche centinaia di metri la manifestazione era ben diversa. Al colosseo c'era la manifestazione di Alleanza Nazionale. Il "sogno" per cui si marciava stavolta erano meno tasse e più sicurezza.
Ho camminato in direzione contraria al corteo per guardare le facce di queste persone, guardando questa folla senza impersonificarmi in essa, come un'osservatore neutrale. Ma neutrali non si può essere.
Quello che più mi ha stupito è stato, guardando nei volti di queste persone, di trovarci una estrema e generale povertà di spirito. Evidentemente la bellezza e la genuinità dei volti deve essere prerogativa della sinistra! Oggi invece di occhi radiosi l'unico spettacolo che mi si è mostrato è stato "virili" maschi italici, orgoglio della patria, affiancati da (poche) donne volgari, quando non banali. Che vuoto!
Scatta l'inno nazionale. Dovrebbe unificarci, già! Ma io non sentivo di avere qualcosa in comune con quelle persone. Cosa posso avere in comune io con qualcuno che fa il saluto romano?
Ad un certo punto incontro un volto noto. Mi saluta. Chi è?...Non ci credo! La mia ex capo scout! Che tristezza incontrarla qui. Ci salutiamo come due perfetti sconosciuti. Giusto quelle due parole di cortesia e poi ognuno prosegue. Ognuno per la sua strada...
Oggi ero a Roma. Premessa: è dal 17 settembre che lavoro a Roma, ma tra il lavoro ed i weekend fuori questo è stato il primo giorno in cui ho potuto passeggiare per la città.
Abito vicino San Giovanni in Laterano, la piazza storica delle manifestazioni della sinistra a Roma, nonchè dell'appuntamento fisso del 1 maggio (a cui non sono mai andato!). Meta obbligata, quindi. Appena arrivato il ricordo vola all'ultima volta che sono stato qui: era il 2003, alla manifestazione della Pace. Partito da Villa con alcuni amici per camminare insieme a 3 milioni di persone fino a questa piazza, suonando per tutto il tragitto pizziche e tarantelle, duettando con tutti i "colleghi" suonatori che incontravamo nella strada, e poi finale quasi commovente con Haidi Giuliani che legge il messaggio del subcomandante Marcos. Quanto tempo è passato! Allora avevo 21 anni, nel pieno della "meglio gioventù". Adesso sono, per molti aspetti, quasi un'altra persona.
La piazza, i suoni ed i colori di questo popolo in festa erano una giostra meravigliosa a guardarsi.
Gli occhi dei ragazzi presenti, a vederli, erano un universo di speranze. Nel cuore il sogno di un altro mondo: possibile, anzi, necessario.
Oggi, a distanza di diversi anni ma di poche centinaia di metri la manifestazione era ben diversa. Al colosseo c'era la manifestazione di Alleanza Nazionale. Il "sogno" per cui si marciava stavolta erano meno tasse e più sicurezza.
Ho camminato in direzione contraria al corteo per guardare le facce di queste persone, guardando questa folla senza impersonificarmi in essa, come un'osservatore neutrale. Ma neutrali non si può essere.
Quello che più mi ha stupito è stato, guardando nei volti di queste persone, di trovarci una estrema e generale povertà di spirito. Evidentemente la bellezza e la genuinità dei volti deve essere prerogativa della sinistra! Oggi invece di occhi radiosi l'unico spettacolo che mi si è mostrato è stato "virili" maschi italici, orgoglio della patria, affiancati da (poche) donne volgari, quando non banali. Che vuoto!
Scatta l'inno nazionale. Dovrebbe unificarci, già! Ma io non sentivo di avere qualcosa in comune con quelle persone. Cosa posso avere in comune io con qualcuno che fa il saluto romano?
Ad un certo punto incontro un volto noto. Mi saluta. Chi è?...Non ci credo! La mia ex capo scout! Che tristezza incontrarla qui. Ci salutiamo come due perfetti sconosciuti. Giusto quelle due parole di cortesia e poi ognuno prosegue. Ognuno per la sua strada...
domenica 15 luglio 2007
L'Aspromonte (spunti di riflessione sul conoscere e capire)
L'Aspromonte è per me un Dio da rispettare. Quando si cammina in Aspromonte bisogna stare un po' in silenzio. Non solo perchè la salita taglia il fiato, ma proprio perchè è bello, anzi è necessario ascoltare quello che la montagna ha da farti scoprire.
L'Aspromonte è la mia montagna. Bello, inaccessibile e misterioso.
Nessuno conosce davvero l'Aspromonte. Non certo la gente del Nord, per la quale è un luogo il cui nome porta ormai per sempre la macchia infamante dei rapimenti, ma questa è una fama che l'Aspromonte non merita. Neanche la gente delle città della Calabria, che usufruiscono dei prati degli altipiani aspromontani per i loro picnic di un giorno: turismo mordi e fuggi che non lascia niente, a parte i rifiuti di chi questa montagna non l'ha capita. Ma l'Aspromonte non lo conoscono neanche quelli che, volta per volta, provano a scoprirlo. Tutte quelle persone che si arrampicano per i suoi sentieri, così difficili da percorrere. Non lo conoscono neanche loro perchè altrimenti non sottrarrebbero giorni della loro vita alla ricerca dell'essenza stessa dell'Aspromonte, che è per sua natura inesplorabile. Ci provano comunque, gustando l'emozione della ricerca, che rende la vita degna di essere vissuta.
L'unica persona che ho conosciuto che conosceva veramente l'Aspromonte era Domenico Fortugno, per tutti "u zi Micu". Lui che per anni aveva percorso ogni strada, ogni vallata, ogni fiumara, e portava nella bellezza del suo sorriso il riflesso della bellezza della sua terra. Avrei voluto capire da lui, che lo conosceva così bene, ma non ho fatto in tempo. U zi Micu ci ha lasciati morendo improvvisamente di leucemia fulminante, portando con sè il segreto dell'Aspromonte.
U zi Micu diceva che la gente della città viene in Aspromonte ogni tanto, percorre un sentiero e crede così non solo di conoscere l'Aspromonte, ma anche di esserne il proprietario.
Ma lo spazio è di chi se lo vive. Questo succede dove prevale la natura.
L'Aspromonte è per me come una divinità, possiede un capo (Montalto), una vagina (le cascate del Maesano) ed un cuore, che è Polsi.
"Per capire la Calabria bisogna capire l'Aspromonte, per capire l'Aspromonte bisogna capire Polsi", dice il vescovo di Locri, Monsignor Bregantini: un uomo che ha capito.
Dell'Aspromonte bisogna capire il cuore.
Quella, forse, è la chiave.
L'Aspromonte è la mia montagna. Bello, inaccessibile e misterioso.
Nessuno conosce davvero l'Aspromonte. Non certo la gente del Nord, per la quale è un luogo il cui nome porta ormai per sempre la macchia infamante dei rapimenti, ma questa è una fama che l'Aspromonte non merita. Neanche la gente delle città della Calabria, che usufruiscono dei prati degli altipiani aspromontani per i loro picnic di un giorno: turismo mordi e fuggi che non lascia niente, a parte i rifiuti di chi questa montagna non l'ha capita. Ma l'Aspromonte non lo conoscono neanche quelli che, volta per volta, provano a scoprirlo. Tutte quelle persone che si arrampicano per i suoi sentieri, così difficili da percorrere. Non lo conoscono neanche loro perchè altrimenti non sottrarrebbero giorni della loro vita alla ricerca dell'essenza stessa dell'Aspromonte, che è per sua natura inesplorabile. Ci provano comunque, gustando l'emozione della ricerca, che rende la vita degna di essere vissuta.
L'unica persona che ho conosciuto che conosceva veramente l'Aspromonte era Domenico Fortugno, per tutti "u zi Micu". Lui che per anni aveva percorso ogni strada, ogni vallata, ogni fiumara, e portava nella bellezza del suo sorriso il riflesso della bellezza della sua terra. Avrei voluto capire da lui, che lo conosceva così bene, ma non ho fatto in tempo. U zi Micu ci ha lasciati morendo improvvisamente di leucemia fulminante, portando con sè il segreto dell'Aspromonte.
U zi Micu diceva che la gente della città viene in Aspromonte ogni tanto, percorre un sentiero e crede così non solo di conoscere l'Aspromonte, ma anche di esserne il proprietario.
Ma lo spazio è di chi se lo vive. Questo succede dove prevale la natura.
L'Aspromonte è per me come una divinità, possiede un capo (Montalto), una vagina (le cascate del Maesano) ed un cuore, che è Polsi.
"Per capire la Calabria bisogna capire l'Aspromonte, per capire l'Aspromonte bisogna capire Polsi", dice il vescovo di Locri, Monsignor Bregantini: un uomo che ha capito.
Dell'Aspromonte bisogna capire il cuore.
Quella, forse, è la chiave.
martedì 10 luglio 2007
L'alba di una nuova era! (megalomani e trionfalisti tremate)
Annuntio vobis gaudio magno... habemus blogum!!
Su consiglio di Nicola, blogger navigato, gìà senatore e aspirante assessore, apro il mio blog, con il mio primo intervento, con la mia prima frase. Un'atmosfera da inizio millennio pervade il piccì e dalle mani mi arriva fino alle orecchie, li seguendo il principio di dispersione del calore (anche nota come legge del Volga) si espande in tutta la stanza.
Ebbene si, cari amici vicini e lontani. Il 10 luglio 2007 diviene un giorno importante nella storia dell'umanità, non solo perchè questo giorno nacque Luciano Moggi e morì Papa Benedetto VII (controllare per credere). Ad un'anno esatto (quasi) dalla vittoria ai campionati del mondo, ancora in piena facoltà delle mie capacità mentali (qui lo dico e qui lo nego) apro il mio blog.
Adesso non potrete più dire: "ah! da quanto tempo! che fine hai fatto?". Eh no! adesso non più. Adesso io piano piano faccio lo sforzo di riempire sto blog di cazzate e voi però mi date la soddisfazione di venirvele a leggere. Patti chiari!
Ma siccome sono anche un po' filosofo (come i miei titoli di studio certificano ampiamente) se spulciate bene tra le minchiate troverete anche qualche mia riflessione che potrebbe illuminarvi (o spegnervi del tutto) su politica economia ontologia epistemiologia pedagogia ingegnosofia etc etc ...
A breve anche la versione in Inglese for my friends who lives abroad.
Per oggi basta, che è il primo giorno e non vorrei affaticarmi.
Su consiglio di Nicola, blogger navigato, gìà senatore e aspirante assessore, apro il mio blog, con il mio primo intervento, con la mia prima frase. Un'atmosfera da inizio millennio pervade il piccì e dalle mani mi arriva fino alle orecchie, li seguendo il principio di dispersione del calore (anche nota come legge del Volga) si espande in tutta la stanza.
Ebbene si, cari amici vicini e lontani. Il 10 luglio 2007 diviene un giorno importante nella storia dell'umanità, non solo perchè questo giorno nacque Luciano Moggi e morì Papa Benedetto VII (controllare per credere). Ad un'anno esatto (quasi) dalla vittoria ai campionati del mondo, ancora in piena facoltà delle mie capacità mentali (qui lo dico e qui lo nego) apro il mio blog.
Adesso non potrete più dire: "ah! da quanto tempo! che fine hai fatto?". Eh no! adesso non più. Adesso io piano piano faccio lo sforzo di riempire sto blog di cazzate e voi però mi date la soddisfazione di venirvele a leggere. Patti chiari!
Ma siccome sono anche un po' filosofo (come i miei titoli di studio certificano ampiamente) se spulciate bene tra le minchiate troverete anche qualche mia riflessione che potrebbe illuminarvi (o spegnervi del tutto) su politica economia ontologia epistemiologia pedagogia ingegnosofia etc etc ...
A breve anche la versione in Inglese for my friends who lives abroad.
Per oggi basta, che è il primo giorno e non vorrei affaticarmi.
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