lunedì 26 novembre 2007

Il futuro dell'eolico

Chi segue i movimenti di luciofaso sa che sta lavorando all'Enel. Chi segue gli eventi del mondo sa che l'energia è una delle risorse strategiche della nostra economia, da quando il prezzo del petrolio è così alto anche un'importante fattore di competitività. L'Enel sta puntando sul carbone. E' una scelta strategica. Speriamo che Conti abbia fatto bene i conti: il carbone costa meno, ma quanto Kyoto entrerà a regime inquinare costerà, e allora sarà importante avere fatto bene i calcoletti.
Nel frattempo che Carlo Rubia scopra come far cacare fuori dal sole abbastanza energia per muovere tutto il Paese, l'Italia e gli altri paesi europei si lanciano nel programma 20-20-20, vale a dire venti per cento di rinnovabili sul totale della produzione elettrica, venti percento di aumento dell'efficienza e conseguente riduzione dei consumi rispetto alle previsioni, il tutto entro il 2020. Ambizioso? Ambiziosissimo, a mio parere. Soprattutto sul punto rinnovabili, cioè idroelettrico, solare ed eolico. L'idroelettrico è già al max di produzione, non è pensabile costruire altre dighe, il solare è estremamente costoso (e per ora estremamente marginale), vedo qualche margine di incremento nell'eolico. Ma anche questa fonte ha i suoi problemi.
Una dei principali limiti allo sviluppo dell'eolico è l'ottenimento delle autorizzazioni necessarie. Ciò è dovuto in parte alla macchinosità della burocrazia di alcune regioni (in particolare Calabria) ed in parte alle opposizioni locali. Spesso le "wind farm" sono fortemente osteggiate dalle comunità locali. Un importante parco eolico off shore da costruire al largo del Molise è stato osteggiato e poi bloccato dal ministro per le infrastrutture Antonio Di Pietro, sviluppista a casa d'altri, radicale oppositore a casa sua. C'è da dire che a volte le zone adatte alla costruzione di impianti eolici coincidono con aree ad elevato pregio paesaggistico. In ogni caso il tema dei conflitti locali alle grandi opere (anche una serie di turbine possono esserlo) è uno degli argomenti di mio principale interesse, nonchè del mio attuale lavoro. Apre tutto un campo di riflessioni socio-politico-economiche interessantissimo.

Cliccando sulla scritta potete trovare le linee guida del governo per la progettazione e la valutazione paesaggistica degli impianti eolici. Gli architetti-planner-ingegneri (specie se ambientali) che seguono il mio blog possono cominciare a dargli un'occhiata. Ammetto di non averlo ancora letto. Prometto di farlo per il prossimo post. Possiamo aprire una discussione che spero si riveli interessante.
Stay with us...

ps
Mi scuso per la mancanza di citazioni alle fonti di quanto ho scritto. Se Noam Chomsky leggesse il mio blog rimarrebbe fortemente deluso da me. Per questa volta dovrete fidarvi di quanto vi ho detto, per le prossime volte cercherò di argomentare le mie affermazioni.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

tu lavori all'enel e ne sai sicuramente tanto, cmq nelle gite della terna, i tipi dell'enel sostenevano appunto che ci fosse la possiblità di incremetare abbastanza l'eolico, anche se di sicuro non può raggiungere il 100% della domanda di energia! Cmq piuttosto che niente è meglio piuttosto, come si dice a milano...

Unknown ha detto...

di tutte le fonti rinnovabili che hanno incrementato la propria penetrazione energetica, l'eolico è l'unico che è cresciuto più di quanto si fosse previsto. Evidentemente, oltre ad essere un problema di impatto ambientale per alcuni (a me piacciono anche le turbine eoliche che ci sono a Dover, sullo stretto della manica), l'eolico mostra una certa convenienza (economica oltre che ambientale, ma non parliamo di 100% per favore). Soprattutto se fatto off-shore, dove l'efficienza è massima! chissà se Di Pietro ha mai sentito parlare di Danimarca (che il faso dovrebbe conoscere a sufficienza ;-) )!!!

ciao
vincenzo