Oggi sono entrato nel Palazzo. Quello con la P maiuscola: "Il" Palazzo. Metal Detector all'ingresso, valletti dietro un vetro blindato e una persona che mi accompagna fino all'ufficio giusto. Prima di arrivare percorriamo chilometrici corridoi, saliamo un piano con un ascensore, scendiamo tre scalini e ne risaliamo cinque: sembra l'abbia fatto apposta per farmi confondere! Infine arriviamo in questo ufficio proprio in fondo. L'interno ha i classici mobili massicci e la poltrone in pelle con uno schienale alto: i simboli del potere passano anche attraverso l'arredamento. La stanza è chiusa e isolata. Non è ben illuminata. Siamo ad un piano piuttosto alto, eppure c'è una luminosità cupa. Non capisco tutta sta sicurezza per entrarci: e che devo fare? Ve li devo mangiare sti parlamentari?
Dietro tutto questo sembra esserci una mano ben precisa. Un ufficio così sembra fatto apposta per fare affari loschi. Impenetrabile ed oscuro, da dovunque lo si guardi non si vede niente. E tutte le misure di difesa mi sembrano più rivolte a chi sta dentro che a chi sta fuori. Uscire fuori è difficilissimo: per vedere il sole bisogna fare chilometri di corridoi, scale ascensori metal detector e porte blindate. Una vera e propria prigione, dorata forse, con valletti e quadri d'epoca, ma comunque una prigione. Bisogna stare bene attenti a tenere la classe politica lontano dalla gente, sembra essere il senso di quel palazzo, e lasciarli fare nell'oscurità, lontano da occhi indiscreti. Mi viene da pensare che nei Paesi Scandinavi i parlamentari li puoi incontrare al supermercato.
Voglio giocare a fare l'architetto: Ho pensato a come avrei disegnato io gli uffici dei parlamentari: Volete sapere come: un luminoso Open Space. Ci pensate? che meraviglia. Tutti che controllano tutti. La trasparenza fisica tra gli uffici significa trasparenza amministrativa. Con ampie superfici in vetro così che sia tutto alla luce. Con tanti ingressi e gli uffici disposti verso l'esterno. La forma potrebbe influenzare il contenuto, gli spazi possono cambiare le strutture?
Torno realista: la forma non è mai casuale. Il contenitore prende la forma del contenuto. Non è per caso che quel palazzo sia così inaccessibile, che i mobili siano così pomposi e gli uffici così isolati. Ma mi rimane un dubbio? E' possibile che il legame inverso sia possibile? Cioè, possiamo cambiare il mondo cambiando la sua forma? L'architettura (ma anche il design, o la pianificazione) ha un valore sociale? Può essere portatrice di cambiamento o ha solo l'illusione di esserlo, essendo essa stessa un turacciolo che si muove come si muovono le onde?
2 commenti:
Adriano Olivetti progettava così le sue fabbriche...
l'animo umano è tendenzialmente informe: l'educazione e i vincoli ambientali lo formano. Credo in una "educazione degli spazi" nel senso degli spazi sull'uomo
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