Chi è Antonio Di Pietro? Nell'iconografia classica il paladino della legalità e della giustizia. Una persona pulita, per bene, si direbbe. Di sicuro non si lascia affiancare da persone "chiacchierate", discutibili. Ah! No di certo! Non come il suo rivale numero uno, Clementone Mastella, emblema del clientelismo all'italiana e di quella concezione della politica come mera gestione del potere. A vederli, quei due, sembrano due personaggi piatti e stereotipati, facili da inquadrare: Di Pietro il buono e Mastella il cattivo. Facile no? Uno è il bersaglio primo di chi lamenta la crisi della politica (Non solo Grillo), l'altro è invece il menopeggiore, quello che forse, tappandosi il naso, lo si potrebbe anche votare perchè bla bla bla.
Guardando Di Pietro in faccia si vede che la sua è una battaglia giusta. Un partito di Valori, nè di destra nè di sinistra, contro la politica del malaffare e dell'intreccio, ma per la legalità. Daltronde ce lo ricordiamo tutti da dove viene. Per tutta l'italia per bene Di Pietro era l'eroe contadino che armato di fionda lottava i Golia della politica, smascherando un sistema generalizzato di corruzione.
Ma allora perchè oggi, in parlamento, Di Pietro ed il suo partito hanno votato, insieme all'opposizione e contro la maggioranza, mandandola sotto, contro la dismissione definitiva della Società Ponte sullo Stretto spa?
Breve digressione: la Società Ponte sullo Stretto da diversi anni si occupa di progettare la faraonica opera che avrebbe dovuto collegare Calabria e Sicilia. Questa società esiste da molti anni, un baraccone che spreca risorse lavorando al rilento per un'opera dalla riprovata inutilità. Tanto per capirci: l'ex Amministratore Delegato della società, tale Calarco, di fronte alla questione mafia-ponte ha risposto: "se la mafia è in grado di costruire il ponte, ben venga la mafia (sic!)" Il governo Prodi, contrario al ponte, ha provato a smantellare questa società e utilizzare le risorse ad essa destinate per altre opere pubbliche, in particolare la statale 106 e l'autostrada Salerno Reggio Calabria. Due vie di collegamento prioritariamente necessarie.
Dico "ha provato" perchè l'Italia dei Valori, con l'eccezione di Franca Rame, ha votato insieme alla minoranza e contro gli alleati di governo la mozione per smantellare questa società. Ma Perchè?
La verità è che se in faccia Di Pietro sembra un santo (un po' confusionario e senza la completa padronanza dei congiuntivi, ma sempre un santo), vi dico che è necessario guardarlo da altri punti di vista, e vi assicuro che di profilo si può intravedere (anche in lui) un po' di pancia che sporge.
Provo a dare una spiegazione della vicenda di oggi. Anticipo che è una mia analisi personale senza troppi dati di fatto su cui basarsi, ma si sa, a pensare male si indovina...
Bisogna sapere che tra le poltrone del partito di Antonino D. P. siede un bell'ometto intrallazzino che risponde al nome di Aurelio Misiti. Ingegnere civile, mani in pasta in tante cose, qualcun l'ha definito "l'uomo del ponte" (e già qui qualcosa si comincia a collegare), è stato infatti uno dei principali promotori a livello politico del cosiddetto "collegamento stabile fra Calabria e Sicilia". Quando le forze politiche contrarie al ponte si sono organizzate ed hanno avuto la meglio, l'aria è cambiata ed il nostro furbetto nel tempo di una traghettata ha rinnegato la sua "creatura" per schierarsi con loro.
Tutti contrari, dunque!? E allora dismettiamo sta società e usiamo tutti sti soldini per altre cose. Eh, no, cari miei! Ma volete che dopo tanto lavorìo per mettere su sto ambaradam, mi sono fatto un mazzo, ho messo i miei uomini al punto giusto di questa benedetta Società Ponte, e voi vorreste in due mosse distruggermela? Ma io ci sono affezionato!
E così Misiti, il piccolo ometto, conterà magari poco, ma su questo argomento, che per lui è tutto, riesce a condizionare la linea del suo partito, e piuttosto manda sotto la maggioranza. Toglietemi tutto, ma non la mia Società Ponte sullo Stretto!
Cosa ci faceva quest'omino viscido nel partito del paladino dei giusti, francamente, non l'ho mai capito.
Per la cronaca (e per onor del vero): a questa vergogna si è sottratta Franca Rame, che è uscita da un partito che parla di valori ma lega coi mafiosi.
1 commento:
adesso abbiamo bisogno di te su Facebook!
Posta un commento